giovedì 29 agosto 2013

CESARE? PER DI LÀ! ====>


Primo step: trovarla, questa trattoria!

Trovare Cesare non è facile. Sperduto come un ago in un pagliaio (ma chi mai andrà a cercarlo sto benedetto ago poi...) nella vasta piana della Fraschetta, Cesare è il classico ristorante da caccia al tesoro. I locali, alcuni molto "indigeni", non sono d'aiuto: ma sì, andate ai Lobbi, poi sempre dritto. Lobbi in che senso? Quanti sono? E' un paese? Mah, mentre le ombre del granturco maturo cominciano ad allungarsi sul precario fondale di queste stradine di campagna, superiamo i famosi Lobbi, che poi è un buco soltanto, un cuneo di villette con due ristoranti ed un pub a giustificarne l'esistenza su Google Maps. Diramazioni, miraggi d'A21, cavalcavia sterrati che portano a casa del Diavolo, del mais o da nessuna parte, a seconda dei punti di vista. Probabilmente abbiamo toppato più volte direzione per via dei malefici effluvi dell'indegna discarica di Castelceriolo, una di quelle mostruosità che se il vento gira male ti insegue in ogni direzione con le sue zaffate dolciastre da bidone dell'umido in decomposizione secolare.
Pur avendo trascorso in queste piatte terre una buona parte dei nostri finesettimana, complice il già citato megapub-pizzeria-friggitoria-con-birra-fatta-in-casa-di-dubbio-gusto, non riuscivamo proprio a raccapezzarci, mentre le ombre della meliga si facevano più fitte.
Quindi, non fate come noi, che facciamo le cose alla vecchia maniera, senza navigatori e cellulari: arrivare nella piazzetta del villaggio e chiedere all'anziano ostile di turno (perchè in Piemonte l'anziano di paese è sempre ostile, non chiedetevi il perchè) l'indicazione corretta, ottenendo al massimo un nodoso dito puntato verso l'infinito, come la bacchetta di un rabdomante che vibra, rendendo la localizzazione ancora più approssimativa, per gli anni e la Barbera.
Più per fede che per scienza ci buttiamo nell'ennesima strada di ghiaia e troviamo la cascinotta rosa porcello che ospita la trattoria; la facciata senza insegna è rivolta verso l'aperta campagna, quindi sarete certi di essere giunti a destinazione solo dopo aver parcheggiato e spento il motore.

Terremoto a Lobbi, ah no, son io che non so far le foto
Ma abbiamo aperto questo spazio per parlare di ciccia, dunque, parliamone!
Quindi benvenuti, benvenuti in questo locale di inizio secolo, scenario di pranzi domenicali per almeno quattro generazioni di Alessandrini.
A dire il vero la grande sala, coperta da una volta di mattoni, è stata più volte ritoccata ed oggi ha un aspetto anni '80. Serata pigra, di fine Agosto, nonostante la popolarità siamo solo tre tavoli a cena.
Manca la carta e la lettura del menu è fatta dalla gentile titolare, che tiene tutto rigorosamente a mente. È una costumanza tradizionale da noi, ma a qualcuno potrebbe non piacere l'idea di non sapere quanto si spende, e ci si chiede come venga fatta la lettura a voce ad eventuali turisti stranieri.
"Acqua frizzante o naturale? Rosso o bianco? Barbera o Dolcetto? Gradite degli antipasti?"
Schietto, cordiale e senza pretese, il servizio è così ed a noi CI piace (troppo Real Time fa male alla salute).
Barberiamo
Manteniamo un profilo basso, ma con stile: La Solia Barbera d'Asti Docg 2011 della Cantina dei produttori di Maranzana. La Barbera è un vino identitario, ed a meno che non mi trovi ad Ovada o nelle medie Langhe, lo preferisco a qualunque Dolcetto.
Gli antipasti, che arrivano divisi in caldi e freddi secondo la più pura tradizione piemontese, sono tanti e assortiti: prosciutto e salumi crudi stagionati di produzione casalinga, un'insalata russa come Dio comanda (cioè con il tonno sott'olio sbriciolato e senza quella tonnellata di maionese che uccide tutti i sapori e cammuffa l'eventuale scarsità di verdure), ottimi peperoni con l'acciuga, crespella con il Gorgonzola, farinata ed una parmigiana di zucchine.
La fattura artigianale del salame si sente, nella grana e nel gusto, che nelle produzioni casalinghe contiene sempre uno o due aromi come l'aglio od il vino. Oltretutto, trovateci un locale che non sia agriturismo, che si occupi anche di norcineria!
Un po' perplesso mi ha lasciato il dischetto di farinata, leggermente asciutto ma coperto da una salsina al pomodoro. Ad onor di cronaca va detto che l'altro mio compagno di mangiate pensava fosse una melanzana fritta! (L'altro compagno urla: "non è vero, non credetegli!")
Tutto il resto buono ed abbondante.
Passiamo ai primi: nulla di meno e nulla di più che la triade della tradizione: agnolotti, rabaton e tagliolini. La scelta cade ovviamente sugli agnolotti, che tanto fanno parlare di Cesare sui social network, e sui tagliolini paglia e fieno con un sugo di verdure leggermente piccante.
Con somma delusione, proprio i tagliolini si riveleranno il piatto migliore, pasta lievemente spessa e chiaramente prodotta in casa. Sono solo un po' troppo casalinghi come preparazione: per intenderci, è il piatto che vostra nonna potrebbe prepararvi il giorno dopo a pranzo.
Capitolo agnolotti: certo, si può perdonare un antipasto non troppo riuscito, un azzardo per variare un po' dai soliti nomi noti (anche se noi profughi della piola tifiamo per loro), ma sull'agnolotto non si può sbagliare e non si possono tollerare sbavature.
Nemmeno il venerdì sera di un fine agosto tristissimo con tre coppie a mangiare, nemmeno se servito a due ragazzi, nemmeno... insomma, MAI. L'agnolotto era e, in misura minore, è anche oggi il metro di giudizio delle capacità culinarie di un cuoco, e tutto il resto, in caso di fallimento, conta relativamente poco.
L'agnolotto alessandrino, quadrato e condito con il sugo di stufato, è la più godereccia tra le tipologie di pasta ripiena del Basso Piemonte: carnoso, sugo denso, leggermente speziato fuori e dentro. Cosa significa servirmelo un po' scotto e con il sugo sbrodoloso? L'annacquatura ha fatto anche sparire il tipico sapore intenso del sugo, tanto che non sembrava nemmeno bovino quello brasato per formare il ripieno ed il fondo. Probabilmente la serata non era delle migliori e magari il cuoco era a farsi un giro a Sharm e non saranno quei tre tavoli di fine agosto a mandarlo in fallimento, ma sei famoso per gli agnolotti per Dio, un po' di impegno!
Tra i secondi, inutile dirlo, spunta un salamino di vacca alla griglia che per una volta viene abbandonato al suo destino, cotolette di pollo in carpione, fegato alla veneta con cipolle e il redivivo arrosto di scaramella. Ottimo il carpione ed anche l'arrosto, nonostante la porzione non troppo generosa di quest'ultimo.
I dessert fatti in casa che ordiniamo, visto che il secondo ha lasciato ancora un buchetto nei nostri stomaci dilatati da anni di duro impegno, sono il bònet ed una panna cotta ben soda, ben fatta anche se in cucina hanno esagerato un po' con il cioccolato di guarnizione.
Il conto, forfait da menù degustazione, è di 60 euro in due compresa la bottiglia di vino ed una d'acqua.
La cuenta (e la mia gamba)

La spanzata è di quelle notevoli, ma senza esagerare, di quelle che, per intenderci, ti permettono ancora di camminare a schiena dritta finito il pasto e di non addormentarti sfinito in macchina con il cibo che esce dalle orecchie. Se volete finire la serata in bellezza prendete la via sbagliata in piazza e vi ritroverete direttamente al cimitero, dove potrete finalmente riposare in pace dopo quest'ultima abbuffata.
In fondo, non c'è cosa migliore che morir con la pancia piena (di cibo piemontese).

Cesare by night
Cibo: 7/10
Locale: 7/10
Servizio: 7/10
Piemontesità: 8/10

VOTO COMPLESSIVO: 7+

Coordinate per i piemontesotti:
Via Franchini 15, Lobbi
15100 - Alessandria (AL)
Telefono: 0131.691183
Chiusura: Lunedì tutto il giorno